lunedì 17 novembre 2014

night blues

sai cosa sto cercando nella notte
sai cosa sto cercando
dal buco della chiave
ogni sera ci guardo dentro
e vedo un mondo vuoto
un giorno vedrò qualcosa
un giorno sarà lì ad aspettare
nella luce delle scale
sai cosa sto cercando
è qualcosa di strano
sto cercando il mostro baby
lo sto aspettando da ieri
guardo dentro un occhio nero
e vedo dentro il cuore
sai cosa sto cercando adesso
è quello da cui sto lontano
scappo e mi guardo indietro
sperando che ci sia ancora
se mi prende smetterò di correre
potrò dormire davvero
mi mangerà la testa
e tutti i suoi pensieri
guardo dentro e prego baby
prego che stia lontano
non c’è niente di male in questo
non c’è niente di male
se intanto lo vado a cercare

sabato 18 ottobre 2014

Omaggio a Fosco Maraini

la langa sbetulla in rosso e giallo
i cirri sgaribaldano nel cielo
io corro sventolato dagli spiffi
accelero, rinterzo svirgolando
m’inebrio d’aria fitta e profumata
riverbererano i cimbri ed i cipressi
il dàndano scintilla da lontano
intanto penso libero e svolazzo
e scurvo un altro ettometro d’asfalto
come il biancone strido nel volteggio
e l’anima m’affilo come un ferro

mercoledì 4 giugno 2014

Ricordi

Ricordo mobili
la mia faccia era fatta di vetro
pronto a rompersi
I cavalli erano bianchi e neri
Ricordo inutile
come tutti i semafori
Eravamo liberi
di essere ingenui ignoranti
di scoprire per la prima volta
i pini marittimi
e gli scoiattoli
Ricordo agavi
e cieli azzurrini
cieli liguri
non c’erano le mail
ma soltanto
pesanti telefoni
Ricordo muri bianchi
e fazzoletti
ricordo lacrime
come i denti sul braccio
ed i segni di ore giovani
l’imbarazzo di essere unici
ed andare per mari e per monti
a cercare libellule
E provare a volare all’indietro
come le nuvole
Vorrei essere un amico dei tempi
e tornare
come l’ape sul rosmarino
a darmi un consiglio più stabile
Non aver paura di chiedere
e lasciati
leggere

martedì 20 maggio 2014

Scrivo

Scrivo sulla morte, scrivo sull’acqua. Acqua nera, acqua fredda, densa come il piombo, acqua senza luce e senza schiuma. Scrivo per dormire, scrivo come se ti toccassi, scrivo come se sentissi il profumo perverso dei fiori notturni, scrivo come la falena che sbatte le ali, scrivo come il grillo che pian piano ritaglia il suo pezzo di notte, scrivo come il gufo, il poeta, il ruscello. Scrivo di voci che si accavallano, dicono, dicono, non si capiscono, non si distinguono, bambini nel cortile di scuola, foglie schiacciate dai passi, voci di gente che passa. Scrivo di tutto, di gatti che rubano il sole, di fiori gialli che ti prendono in giro, di vasi, di terra, di sassi. Scrivo di un uomo o di un muro, o di entrambi. Scrivo di come sul muro ci muoia la gente. Al sole rubato dai gatti.

lunedì 12 maggio 2014

Un uomo

Ho sette anni, sto salendo le scale di casa con una cartella di cuoio sulle spalle. Un uomo mi viene incontro, raccoglie la mia cartella e saliamo insieme le scale. Mi chiede com’è andata a scuola. E’ un uomo grande, e severo, e io mi affretto a raccontare del compito in classe, che è andato bene, che ho preso un bel voto. Lui sorride, un raro sorriso, e mi dice che è una bella cosa, ma di ricordarmi sempre che lui mi vorrà bene sempre e in ogni caso, coi bei voti e con i brutti voti, perché verranno anche quelli, verranno i fallimenti e gli insuccessi. Parole semplici, ma non so spiegare quanto abbiano fatto bene al mio piccolo cuore di bambino ansioso ed insicuro. Oggi io sono sempre ansioso e sono sempre insicuro, ma so che ci sono persone che mi vogliono bene comunque, che non è tutto in gioco su quel tavolo in cui pretendi ogni giorno di essere quel che non sei e mai sarai. Oggi quell’uomo è “stabile” nel letto di una clinica, alla fine di una vita lunga e avventurosa, e io davvero non so cosa sperare. Forse il mio unico augurio, nonno, è che qualcuno ti venga incontro lungo le scale, ti prenda la cartella pesante dalle spalle, e ti accompagni dicendo che ti vuole bene e te ne vorrà sempre, senza giudicarti per i tuoi voti o per i tuoi successi, ma per l’amore che hai saputo dare senza chiedere nulla in cambio.

venerdì 2 maggio 2014

Ascoltami

Ascoltami. Il problema è sempre stato cominciare. Il giglio è bianco, poi non è più bianco. Ascoltami. So che c’è sempre un’ombra, un seme gettato nel peggiore dei luoghi, un seme che non darà frutti. Ascoltami. C’è un fiume d’erba e vento, c’è un freddo che non va via dalle mani, ci sono sempre zolle di fango umido sotto i fiori, e foglie morte, e odore d’acqua dolce, ed altre cose terribili. Ascoltami. Metto a fuoco, schiarisco, ingrandisco, scopro dettagli che non avrei mai voluto immaginare. Ascoltami. Ho sempre avuto notti e fogli bianchi. Ora ho solo te, e non so più cantare, e non so più suonare, e non so più vivere. Ascoltami. Qualcuno ha badato a me, o mi ha chiuso da qualche parte, come si fa con i dementi, gli scomodi, i conigli, i fratelli, le scatolette, le fotografie, i fiori secchi che non puoi buttare. Ascoltami. Il sole se n’è andato, il cielo è sangue ed aranciata. Non c’è modo di essere più soli, lontani, divisi, abbandonati in questa landa di terra bianca e azzurra dove crescono solo le fragole. Ascoltami. Ancora un attimo, un momento, non ti annoierò, ti annoierò, non è importante, lo è. Ascoltami. Ho ucciso un pettirosso, il suo sangue era sulla neve. Non aveva fatto niente, non aveva detto niente. Ascoltami. Passo tra le felci e ne sento il ruvido contatto, passo tra felci secche e luoghi che mi amavano. Non sono più nessuno, non sono più un’ombra, sono una persona, sono nato e non mi piace il mondo, non mi piace la luce, fatemi tornare indietro. Ascoltami. Sono dentro di me, sono dentro di te, sono in fondo, in un posto comodo. Sono brace nel buio, sono acqua che scorre in un tubo, sono l’ultimo anello del tronco, sono un sasso e dentro il sasso io vivo. Ascoltami. C’era un disegno su quella pietra, disegno di gente morta, non ci sono più quelle mani e quegli occhi. C’era un disegno e nessuno l’ha cancellato, nessuno lo può cancellare. Il mondo siamo noi che leggiamo i disegni rimasti, la vita è scoprire rovine, muschio che cresce all’ombra e sui mattoni, è uno starnuto, uno schiocco, un lampo di vetro su un monte lontano, una finestra che si apre, aria che entra e chissà. Ascoltami. Rispondimi. Parla con me, e di me, egoista come l’albero che cresce solo, io che lo sono, io che non sono altro. Parla di quello che vedi, dentro sono verde, o azzurro? Rispondimi. Ascoltami. Parla con me. Raccontami. Scrivi una favola, voglio fare il lupo e il principe, e il castello. Voglio essere tutto, voglio mangiarmi ed uccidermi, sposarmi e vivere felice e contento. Voglio essere la volpe, e la luna che gli illumina il passo. Voglio essere il drago, e la spada che lo uccide. Voglio mettere radici in te, così profonde, che nessun vento mi possa strappare. E ogni foglia o lacrima che mi cade, per autunno o stanchezza, voglio che si appoggi su di te, voglio che sia leggera, voglio che sia tua.