lunedì 26 agosto 2013

Milano - Kythera 2013 (Prima Parte)


Parto direttamente dall’ufficio. Due borse laterali, uno zaino con la macchina fotografica. Milano-Atene, e poi Kythera. Per Atene ho tre giorni di tempo. Sono le 17.

Prima tappa di avvicinamento: Milano-Trieste.

Il viaggio in autostrada è esattamente noioso come te lo aspetti. Fino a Venezia si resiste, dopo è sfinimento, crepuscolo, umidità e foschia. Arrivo ad Opicina alle nove e mezza di sera, è già notte. Trieste si dispiega sotto di me con le sue luci azzurre e bianche, pochi tornanti e sono a casa di amici. Si mangia (pasta al pesto, naturalmente), e si dorme con in testa la partenza vera, l’indomani.

Seconda tappa: Trieste-Mostar.

Statale per Rijeka. 40 km di coda mi attendono, con la moto si passa ma a fatica. A Rijeka ho già la schiena a pezzi, il traffico diminuisce e aumenta la bora. Decido di fare la costiera per godermi il mare e le isole della Dalmazia: per un po' funziona, riesco anche a pranzare a base di calamari ripieni appena pescati, ma poi si rivela un errore: il vento rinforza con raffiche da 100kmh, finché vengo fermato da un sedicente poliziotto (a parte la divisa nulla lo rendeva riconoscibile, auto civile, amico in ciabatte e motorino) che mi commina 37 euro di multa perché la costiera è chiusa al traffico per le moto con vento forte (?). Mi consiglia di proseguire nell’interno, cosa che faccio ed effettivamente risulta una buona idea. A parte il freddo (21 gradi dai 30 della costa), si va via veloci, tra le tante cascine abbandonate dopo la guerra, i segni del conflitto ancora visibili sulle facciate di certe case, i bunker, i monumenti ai caduti, fino al confine bosniaco. Il passaggio in Bosnia è una sorpresa, l’apparenza è di un paese più ricco del sud della Croazia, con belle strade, ristoranti di lusso, parecchie automobili nuove e case molto curate.

Mostar mi appare in fondo ad una vallata come una città caotica e triste, un po’ nordafricana e un po’ post-sovietica. Interi palazzi sono stati lasciati volutamente (spero) sventrati dai bombardamenti, e danno ai viali del centro un’aria un po’ lugubre. Il mio B&B da ben 25 euro a notte è vicino al centro storico, cerchiamo di capirci a gesti con i proprietari che non parlano inglese, ma sono molto gentili. Mentre mi riposo prima di cena, il canto del muezzin supera dolcemente i rumori della sera che va animandosi per le viuzze sottostanti: mi ricordo che sono in un paese a maggioranza mussulmana, anche se c’è una chiesa e si beve e si veste come in una qualunque località turistica mediterranea.

Esco a fare una passeggiata e per vedere il famoso ponte ricostruito dopo la guerra e mi ritrovo nel cuore medievale di Mostar, tra le vie di pietre liscissime e i mille negozietti di artigianato e souvenir. E – sì – ci sono i souvenir della guerra: il carroarmatino, la bombetta, la minetta antiuomo, tutto fa brodo. Il giro si conclude con il passaggio sul ponte e una cena fatta di una birra e un pacchetto di biscottini locali. Quindi, il riposo in attesa della tappa successiva, che è attesa come la più massacrante del viaggio. Google dice 10 ore e 30, e non mi sento di contraddirlo.

Nessun commento:

Posta un commento